Monday, January 28, 2008

Siamo una società violenta e la politica che fa?

Leggevo in questi giorni di episodi di bullismo e di violenza compiuti da giovani o ai loro danni da genitori separati litigiosi. Non voglio arrivare alla conclusione che “prima” era meglio, perché non è vero. E’ però concreto il problema giovanile, un problema che è principalmente colpa di noi adulti e genitori che non siamo stati capaci di dare principi e motivi per vivere diversi dall’andare in televisone, dal comperarsi l’ultimo telefonino alla moda e così via. Questo mondo giovanile è stato ben messo in scena da Mimmo Sorrentino in uno spettacolo teatrale che ho recentemente visto a Milano. E’ stato molto bravo a far emergere una mancanza da parte dei giovanissimi diciottenni di cose da fare durante la giornata, di ideali, di politica, di conquista. Anche il sesso non è più una conquista, i ragazzi sanno tutto ma lo vivono male senza percepirne il valore profondo. Mi allarmano le notizie che l’età media dei ragazzini che hanno il primo rapporto sessuale si sia abbassato a 12 anni! Penso che si è perso il tempo per giocare, che si bruciano le tappe. I genitori sono assenti non solo perché fuori per lavoro ma soprattutto perché manca un dialogo. In quante famiglie la sera tornati dal lavoro si chiacchera a tavola tutti insieme? Sono in aumento le famiglie che stentano ad arrivare a fine mese con 1800 euro, c’è un impoverimento del paese, uno scollamento tra le classi sociali e chi ne fa le spese sono i giovani. La televisone trasmettendo le sue sciocchezze riempe la testa a tutti di una vita finta, facile senza spessore. La politca che tanto ha animato i giovani nel passato con le lotte e rivendicazioni solciali è troppo distante. Un Mastella, un Cuffaro che beffano la legge e che nonostante siano sotto accusa esultano danno un messaggio distorto. Ha scritto giustamente Travaglio qualche giorno fa che mentre negli USA se sei accusato di qualcosa di grave devi dimostrare la tua innocenza e ne esci comunque ammaccato, qui da noi ormai non ci facciamo più caso e tutto sempbra quasi normale. L’immondizia, le bustarelle, i favoritismi che segnale danno ai nostri giovani? Che non esiste meritocrazia, che devi conoscere qualcuno che da solo non ce la puoi fare che anzi è inutile provarci. Perché non partiamo dalla politica, dalla televisione, proponendo spettacoli meno stupidi e più di contenuto? Rivedevo in questi giorni in DVD degli sceneggiati prodotti e realizzati dalla Rai negli anni 70 come la “Freccia nera”, chi se li ricorda? Perché non li proponiamo a puntate ai nosri figli? Le puntate, l’attesa di sapere che cosa succede oggi lo abbiamo perso per la troppa fretta di avere tutto subito. Io penso che alle prossimeprobabilmentei vicine elezioni dovremo leggere con attenzione i programmi, vedere la gente che si presenta (basta con le solite vecchie facce!) e non fidarsi troppo delle promesse roboanti. Pensiamoci.

Friday, January 11, 2008

RIFLESSIONI SULLA 194

Passate le feste di Natale e capodanno si è andato man mano aprendo il dibattito sulla 194 che probabilmente sarà il dibattito dei prossimi mesi se non della campagna elettorale prossima o prossimissima! Leggendo i vari articoli usciti sul giornale mi sono venute in mente diverse riflessioni. Io credo che indipendentemente dalla fede che ciacsuono di noi può avere in Dio, Allah, Budda o in nulla ciscuno di noi sa bene che la vita ha un significato così profondo che non può essere stroncata a cuor leggero e che l’aborto non può essere una strategia terapeutica. Il punto è però diverso. In Italia (e bisogna pensare a livello locale perché la realtà è sicuramente diversa negli USA, in Africa o in altri paesi) le donne fanno figli tardi in una fascia di età in cui la fertilità è ridotta e il rischio di incappare in problemi genetici nel corso dello sviluppo maggiore. La scienza ha fatto progressi, la biologia e la genetica possono aiutarci a capire se dobbiamo aspettarci un figlio malato o sano. Io credo che da una parte il medico debba serenamente informare la coppia del destino che li aspetta e che l’obiezione di coscienza non debba prevalere sul libero arbitrio della coppia che ha deciso di metere al mondo il bambino e che quindi in ultima analisi la coppia abbia il diritto di avere l’ultima parola. Il bambino non è solo fatto di cellule che vivono ma avrà bisogno del sostegno della famiglia che lo circonda e tanto più se malato. Non possiamo arrogarci della presunzione che tutti siano in grado di sobbarcarsi questo peso a forza. La 194 non vuol dire aborto permissivo ma regolamentazione. I politici come il papa passano la loro vita all’interno del palazzo e perdono il contatto con la realtà come ha scritto Kapuscinski mirabilmente in un libro dove parlava dello scià in Iran prima della rivoluzione islamica. Le parrocchie tengono il polso della situazione, i consiglieri di zona pure il papa e i politici no. Alla lunga questa distanza dalla realtà porta a non conoscere il proprio paese o i propri fedeli. Sempre come dice Kapuscinski l’unica soluzione è quella di condividere il palazzo come luogo di transito come se fosse un tram: alla fermata vi saliamo sopra per un certo tempo e poi scendiamo. Anche per la 194 ho letto fiumi di parole assolutiste quando invece la realtà è stata riassunta molto bene dal Ministro Livia Turco: è una legge che regolamenta bene e che ha dato buoni risultati e conforme al pensiero e alle richieste della gente. Infatti i sondaggi che ho letto sul Corriere della Sera davano un’ampia maggioranza dei partecipanti favorevoli al mentenimento dell a legge. Consiglierei ai politici di riflettere su quale sia la fermata giusta a cui scendere altrimenti si rischia di andare troppo lonta no. Per chi vive nel palazzo la cosa più difficile è immaginare una vita diversa dal palazzo stesso (sempre da Kapuscinski).

Wednesday, December 19, 2007

riflessioni sul Natale

Anche quest’anno manca poco alle fatidiche feste natalizie e di capodanno e si leggono commenti buonistici abbastanza falsi, ansia da ultimo momento, discussioni su “cosa fai?” “dove vai” etc etc. Niente di male. Eppure tutti gli anni questi continui messaggi di buonismo mi danno l’impressione di far emergere ancora di più l’ipocrisia della nostra esistenza. Dobbiamo mantenere delle tradizioni costi quel che costi, ci sforziamo di accettare regole imposte non si sa da chi. Esempio tipico di Natale milanese. Cena di Natale o pranzo di Natale, famiglia al completo pietanze infinite, scambio di regali o regalini, panettone, cinema il pomeriggio. Chi può a capodanno partirà, forse quest’anno meno del solito vista la crisi generalizzata. I regali magari saranno più contenuti per la stessa ragione ma non il pranzo che deve sempre essere suntuoso e particolare. Niente di male. Gente che non può permettersi granché farà i salti mortali o si sentirà frustata, è il destino. Nel silenzio delle strade deserte dopo l’acquisto dell’ultimo minuto resteranno i barboni, gli anziani che nessuno vuole, i bambini fragili in famiglie sbagliate. In questa atmosfera di grande euforia vengono alla ribalta realtà quotidiane lasciate sommerse nella quotidianità e il giorno dopo la festa ci accorgeremo di loro perché ci sarà qualche articolo di giornale o del telegiornale che ne parlerà per pochi minuti per poi ritornare nell’ombra. Ebbene la nostra grande euforia per la famiglia, per i bambini, per la comunità si sentirà incrinata e per un momento penseremo a tutto questo. Eppure è inevitabile. La felicità non ce la da la festa in sé ma il nostro sentire profondo. La serenità che trasmetteremo ai bimbi dipenderà dalla nostra pace con noi stessi. Se il consumismo sfrenato lasciasse posto ai sentimenti capiremo con chi vogliamo condividere il nostro Natale o capodanno, e forse se ci pensiamo questa domanda non è poi così banale! Ci piace il fumo, ne abbiamo bisogno forse perché altrimenti scopriremo l’aridità della nostra vita. Sono forse troppo dura? Non so forse si, sono periodi che non ho mai amato e ancora oggi li vivo solo in funzione di mia figlia che può godersi questa mamma con tutta calma e tranquillità senza doverla dividere con il mondo esterno e il lavoro. E’ una ulteriore domenica per noi, una fantastica giornata per divertirci insieme. Non dimentichiamoci di questi aspetti e lasciamo che le finte luci di una festa ormai diffusamente consumistica non ci rovinino questi rari momenti di vita familiare estremamente intimi e unici.

Thursday, November 8, 2007

Laicità, scienza e natura

Questo blog é stato scritto con Stefano Zapperi http://caterina_laporta.ilcannocchiale/; http://stefanozapperi.ilcanocchiale.it/) Queste riflessioni nascono da continue discussioni tra noi, stimolate dai più recenti avvenimenti italiani. Abbiamo due visioni non sempre identiche. Il fisico e la biologa insieme colgono due aspetti diversi della vita: il perché delle cose nel senso più profondo e la praticità dell’uomo nelle sue mille sfaccettature. Dai nostri dialoghi sono emerse queste riflessioni che abbiamo voluto mettere per iscritto per allargare il dibattito a tutti, e ma sperando di stemperare gli animi in modo che possa emergere una discussione più distesa.
  • Laico chi è costui? (C. La Porta) Siamo tutti bombardati da notizie che annunciano un futuro funesto. La Chiesa e Ratzinger ci rimproverano di andare verso in un’epoca buia in cui rischiamo di perdere gran parte dei nostri valori. I toni sono duri, le facce tristi. Ma dobbiamo veramente vedere tutto così terrificante, stiamo veramente entrando in un tunnel nero, o come al solito i nonni pensano sempre che il loro passato sia migliore del presente, perché loro si che facevano……! Vorrei portarvi nel mio mondo che in questo periodo è così chiacchierato, la scienza e le sue certezze, ma anche le sue debolezze. Mi sono sempre definita laica ma poi sentendo recentemente un seminario tenuto da uno storico ho riflettuto sul significato di questa parola. E' proprio quella giusta o ce ne sono altre sono più adatte a descrivere questo concetto. Nel vocabolario Zanichelli del 1959 (!) in mio possesso, per laico si definisce: “Appartenente al popolo, non iniziato nelle cose sacre” Il termine laicismo si dice: Opinione politica fautrice della laicizzazione.” Quindi i laici sono in contrapposizione con chi è stato iniziato alle cose sacre, quindi indica una netta contrapposizione tra buoni e cattivi. Forse quindi noi laici dovremo modificare il nostro modo di definirci, usando ad esempio la parola “ateo”. Nello Zingarelli si dice: “Senza Dio, chi prescinde da ogni idea religiosa”. Evitare di usare una parola con una forte sfumatura confessionale e usare invece un termine più neutrale potrebbe aiutare a configurarci meglio, anche se non vorrei che l’ateismo diventasse una fede! Essere atei vuol dire non credere nel trascendete così come viene presentato dalle confessioni religiose, niente di più. Il motivo per cui mi sento sotto assedio è che adesso si vuole far passare per “buono” chi si allinea con certi costumi o convenzioni come il battesimo, il matrimonio in chiesa, il funerale religioso e chi invece per mille ragioni segue un percorso diverso, a volte più complesso, viene bollato come “ cattivo”. La Chiesa evoca un futuro funesto causato dalla perdita della “naturalità” e dei valori. Bisogna imparare che non esistono i buoni e i cattivi e che le persone sono molto più sfumate e complesse. Ognuno può credere quello che vuole ma il punto è che non deve costringere gli altri ad essere diversi da come sono. Bisognerebbe essere ragionevoli e quindi come noi non dobbiamo dimostrare che i credenti sbagliano, così anche questi non dovrebbero giudicare gli atei così superficialmente. E’ questo poi un atteggiamento cristiano? il cristiano deve essere una persona intransigente con se stesso e con gli altri? Parlando con molti amici cattolici, questi mi hanno trasmesso la loro tristezza e solitudine perché si sentono molto distanti da questa Chiesa dogmatica che si pone su un piedistallo apparendo molto lontana dalla realtà della gente comune. In questo modo la Chiesa non peggiora forse la sua difficile situazione tra crisi di vocazione e scandali interni di pedofilia? Non dovrebbe difendere i deboli e avvicinarsi a questa società così cambiata nel tempo? La Chiesa pensa veramente che la gente sia ancora analfabeta, che le contrapposizioni nette e irrealistiche facciano il proprio gioco creando tensione, sospetto e paura? Un po’ come fa Bush quando tira fuori lo spauracchio dell’islamismo? E’ veramente questa l’unica possibilità? Non mi sembra, spesso ci dimentichiamo che siamo persone pensanti e che il pensiero ci deve sempre accompagnare anche nei momenti difficili, anzi soprattutto. Non è la ragione che può convincere tutti ad essere uguali, ma la ragionevolezza ci può consentire di vivere in una comunità anche se non sempre siamo tutti d'accordo. I deboli, intesi come minoranze, le donne, i bambini, gli anziani, la gente che non riesce a far sentire la propria voce, possono coesistere e non sentirsi schiacciati se tutti si comportassero con ragionevolezza. In questo mi chiedo se la religione deve essere un fattore discriminante o un elemento di una pluralità, che contribuisce ad un maggiore rispetto delle regole elementari di una società, come non uccidere, non rubare.
  • Il metodo scientifico e la laicità (Stefano Zapperi) Tutti noi ci siamo confrontati prima o poi con la difficoltà ad accettare le differenze. Infatti è molto più rassicurante convivere con ciò che è simile a noi . Questa considerazione sembra evidente quando pensiamo, ad esempio, ai nostri rapporti sociali, ma è meno ovvia quando riflettiamo sull'universo e la natura. E’ naturale per molti pensare ad un mondo che rifletta noi stessi, quindi un mondo che abbia un senso e una finalità, come noi cerchiamo di darlo alla nostra vita. Il credente pensa ad un mondo che sia stato generato da qualcuno per scelta, come noi lo siamo stati dai nostri genitori, e non accetta che il mondo possa esistere indipendentemente da noi e che continuerà a farlo anche quando noi non ci saremo più. La religione sopperisce a tutte queste inquietudini, immaginando un universo totalmente incentrato sull’uomo. Siamo quindi sulla terra per un fine ultimo, esisteremo per sempre, e il mondo è stato creato apposta per noi. Questi pensieri sono forse rassicuranti, ma bisogna crederci. Di fronte alle difficoltà che incontriamo ad interpretare la complessità dei fenomeni naturali, può sorgere la tentazione di affidarsi ad una spiegazione sovrannaturale. Questo tipo di ragionamento è esemplificato dall'ormai famoso discorso di Ratzinger all'università di Ratisbona, dove il trascendente viene giustificato dall'impossibilità di concepire che un sistema organizzato possa sorgere spontaneamente dal disordine. Quindi non sarebbe possibile che la vita si sia formata dalla materia inerte senza un intervento divino. Non bisogna però spaventarsi di fronte a ciò che non si riesce a capire. Se in generale la termodinamica ci dice che il disordine dell'universo tenda sempre ad aumentare, questo non esclude affatto che, in un sistema particolare, dal disordine si possa passare all'ordine. In fisica troviamo moltissimi esempi di sistemi che si organizzano e diventano ordinati al cambiare delle condizioni esterne. Pensiamo ad esempio all'acqua che da liquida diventa solida, trasformandosi in ghiaccio. Nel ghiaccio, le molecole di acqua, che vagavano disordinatamente nel liquido, si ordinano in una struttura cristallina regolare quando la temperatura scende sotto lo zero. Esistono molti fenomeni di auto-organizzazione in cui strutture complesse emergono dalle interazioni tra costituenti elementari più semplici. Chiamiamo complesso un sistema quando il suo comportamento non può essere dedotto semplicemente dalle leggi che regolano i suoi componenti. In un sistema complesso l'insieme non può essere quindi ridotto alle sue parti. I sistemi biologici ne costituiscono gli esempi più lampanti: una cellula è composta di atomi, ma non serve conoscere la meccanica quantistica per comprenderne il comportamento. Allo stesso modo il funzionamento del cervello non può essere dedotto dal comportamento del singolo neurone. La varietà dei sistemi complessi è smisurata, ma questo non vuol dire che non ci sia la possibilità di comprenderne il funzionamento. Esistono esempi di sistemi complessi in fisica che riusciamo a capire abbastanza bene. Non dobbiamo quindi rinunciare a capire di fronte a fenomeni naturali che ci atterriscono per la loro complessità. Bisogna avere invece un atteggiamento aperto e agire con metodo. Al contrario della religione, la scienza non dispensa verità o certezze assolute. La costruzione delle conoscenze scientifiche si basa su un dibattito continuo in cui le idee che ci facciamo su come avvengono i fenomeni naturali vengono confermate o confutate dalle osservazioni. Alla base del processo scientifico vi è la possibilità di fare esperimenti che ci aiutano a isolare i meccanismi che pensiamo siano alla base di un dato fenomeno naturale. Da questo processo apparentemente frammentario emerge poi un quadro complessivo, a volte preciso a volte meno, di come funzioni la natura. Lo scienziato è, o dovrebbe essere, sempre pronto a mettere in discussione le sue idee di fronte a nuovi elementi che non si riescono a spiegare. E anche se il singolo scienziato a volte può essere restio ad abbandonare una sua idea, complessivamente la conoscenza scientifica muta nel tempo sulla spinta delle osservazioni sperimentali. Una utile qualità dello scienziato è la diffidenza di fronte ai risultati altrui, ma soprattutto di fronte ai propri. Ma benché non esistano principi immutabili, la scienza poggia su basi solide proprio perché soggetta allo scrutinio e alla critica dell'intera comunità scientifica.
  • Relativismo, naturalità e biomedicina (Caterina La Porta) Ci sono due parole, naturalità e relativismo, che in questo periodo vanno molto di moda. Sono declamate dalla Chiesa, le leggiamo spesso sui giornali e le ascoltiamo in televisione. Che cosa ci trasmettono? La parola relativismo ci trasmette una grande insicurezza e sembra dire: “attenzione perché a questo punto non ci sono più regole, se cediamo e facciamo qualche compromesso o ammettiamo qualche apertura allora crolleremo”. Mi sembra che la Chiesa sia molto fragile. Sa che sta perdendo colpi, non ci sono vocazioni, la gente non è poi così osservante. Come reazione esorta ad avere paura di un futuro terribile e funesto. Ma è proprio così? Possibile che se passano i DICO si sfascia l’istituzione famiglia? Credo che un po’ di ragionevolezza ci aiuti a capire che le cose non stanno così e che invece la società sta cambiando e sta cercando un suo equilibrio tra le tante pressioni che riceve. Quindi il relativismo in positivo può diventare pluralismo e darci un arricchimento piuttosto che farci perdere qualcosa. Credo Ratzinger sbagli nel creare questa atmosfera oscurantista. Forse l’età anagrafica si fa sentire anche per lui e ci vorrebbe anche in questo caso come per molti altri, una guida spirituale più giovane e dinamica. D'altronde la gerontocrazia alberga in tutti gli ambiti della società italiana e il Vaticano non fa eccezione. Nel campo della biomedicina gridare che non si devono usare gli embrioni umani, mettendo insieme problemi diversi, i DICO, l’ incesto etc, non fa che allontanare il popolo dei credenti pensanti. Poi c’è la questione della naturalità, un concetto che dovrebbe risolvere tutte le controversie, perché se si dice che una cosa è naturale allora è anche giusta. Ma naturale per chi? Chi lo decide e poi cosa vuol dire naturale? Nel regno animale ci sono animali con comportamenti omosessuali, madri che ammazzano i figli e così via. I preti cattolici non si comportano in modo naturale praticando la castità, mentre per l'uomo è invece naturale procreare! Anche qui mi appellerei alla ragionevolezza. In biologia non esistono cose naturali o meno, esiste la Natura! Lo scienziato cerca comprenderne i meccanismi e di decifrarne le regole e per fare questo deve essere aperto al dialogo e al confronto, in modo democratico e relativista. Bisogna essere aperti a ciò che la Natura ci dice senza che la ragione imponga la sua volontà. Quando affermiamo che qualcosa è naturale stiamo usando una ragione, annullando la pluralità di ragioni che è ciò che rende il mondo unico e straordinario. Quindi il bollare, il voler delle nette divaricazioni tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, non fa che allontanare e chiudere in se stesso il credente. Io penso che la Chiesa dovrebbe dare prova di maggior coraggio e confrontarsi senza paura con la realtà del mondo che la circonda. Nonostante la Chiesa affermi il contrario, il credere o il non credere dovrebbe essere legato alla sfera personale più profonda e non al comportamento civile di ciascuno, ai suoi principi, al senso della famiglia, o all’amore per i figli. Confrontiamoci serenamente su problemi spinosi quale l’eutanasia, l’uso di cellule staminali e vedremo che ci troveremo in maggiore accordo di quanto la Chiesa ci voglia far credere, perché le persone nel loro insieme sono ragionevoli. Nessuno ha voglia di soffrire quando non ci sono speranze, nessuno vuole ammazzare degli embrioni deliberatamente. Eppure la Chiesa ha compiuto un atto di inaudita violenza: non ha permesso a Welby di avere un funerale religioso! Lui era credente ma non voleva più soffrire senza speranze. E la comprensione cattolica dove è andata a finire? La sofferenza è difficile da sopportare e il Cardinale Martini è stato l’unico all'interno della Chiesa che ha chiaramente espresso una posizione più ragionevole dalle colonne del Corriere della Sera, evidenziando questo aspetto. Non dimenticherò mai Welby, nessun cattolico lo può dimenticare, nessuno, indipendentemente dal fatto di essere credente o meno.

  • Riflessione finale (Caterina La Porta, Stefano Zapperi) Il caso Welby è solo un piccolo esempio delle conseguenze nefaste a cui porta un'etica immutabile e assoluta. Le questioni etiche si devono invece poter discutere per il semplice motivo che da un punto di vista laico non esistono basi per un'etica assoluta. La giustificazione di questa per il credente ha un origine trascendente e non può essere rimpiazzata appellandosi ad una generica natura, il cui significato non è ovvio ma tutto da interpretare. Come avviene nella scienza, bisogna imparare a non dare nulla per scontato e porsi in maniera aperta di fronte ai problemi etici e ai cambiamenti della società, evitando di applicare ciecamente schemi preconcetti ereditati dal passato.

Wednesday, November 7, 2007

La Rai, la cultura, i cittadini

Le dichiarazioni di Pippo Baudo al Corriere della Sera di ieri erano alquanto deliranti e francamente al limite della sopportabilità! Penso veramente come questa gente si permetta di fare paragoni fuori luogo dicendo che loro guadagnano tanto ma anche il premio Nobel è un premio di una certa entità e anche Montezemolo e non so chi altro guadagna molto, e allora? Mi sembra che il tipo di lavoro e di responsabilità sia un tantino diverso dall’intrattenere e dire qualche stupidata in televisione. Certo non è la televisone dei tempi di Gaber con il teatro canzone!!! Veramente credo che la senilità è l’unica scusante. La televisione é inguardabile, non ci sono documentari, teatro, cinema di qualità ma solo stupidate infarcite di pubblicità che rimbecilliscono noi, le casalinghe, gli anziani, i bambini e anche gli stranieri che senza soldi si affacciano ad un’Italia di canzonette. E noi cittadini paghiamo per questa televisione, e perché? Non basta la televisione commerciale? Se abbiamo voglia di canzonetta andiamo sulla commerciale ma se vogliamo vedere un bel programma di teatro un bel documentario dove andiamo? Sul satellite e quanto ci costa? Baudo ha paura che la televisione diventi noiosa, ma speriamo!!!! Certo se manca la concorrenza anche la televisone commerciale li pagherà meno, ma in fondo 270,000 euro sono proprio così pochi, anche togliendo le tasse e tutto il resto????? Che tenore di vita dobbiamo pagare a questa gente??? Un povero ricercatore universitario che ha studiato come minimo dieci anni e fa onestamente il proprio lavoro, sacrificandosi e lavorando sa quanto guadagna??? E Baudo cita che Draghi ha affermato che gli italiani hanno gli stipendi più bassi dell’Europa!!! Certo non si riferiva a loro!!! Ma a tutti noi cittadini. Io credo che bisognerebbe riflettere prima di sparare a zero e scendere dal piedistallo e magari finalmente andare in pensione perché penso che in fondo di giovani bravi presentatori ce ne siano tanti a spasso. Come l’Università anche la televisone dovrebbe svecchiarsi di tanti tromboni erranti.

Wednesday, September 12, 2007

I miti dell’america

E’ apparso il 21 agosto un articolo interessante su Lavoce che evidenziava alcuni miti della ricerca negli Stati Uniti che poco corrispondono alla realtà, come il fatto che lì la ricerca sia solo di eccellenza e che noi dovendoci adeguare dobbiamo puntare in alto puntando sulla privatizzazione. Mi ha fatto piacere leggerlo perché ho ritrovato molte verità che sono il motivo per cui gli Stati Uniti funzionano.Ecco i punti salienti:
-La ricerca non è essenzialmente finanziata da privati -La ricerca non è necessariamente di eccellenza visto il numero incredibile di università (basti pensare Boston!!!) -Avere ricercatori eccezionali non è sufficiente
Vi invito alla lettura di questo articolo breve e incisivo.
Gli Stati Uniti sono un paese grande dove realtà diverse convivono, pensate Boston dove ci sono le due migliori università del mondo come Harvard e MIT e allo stesso tempo convivono e prosperano altre università altrettanto buone anche se magari in settori di nicchia! Non è necessario essere un genio per fare ricerca ci vogliono anche bravi ricercatori che sperimentino non necessariamente nel campo di punta ma coscienziosi e proficui.
In Italia? Il problema è che la gente si è fatta l’Università in casa chiamando adepti invece di premiare la capacità e spacciando spesso per eccellenza anche la mediocrità! Almeno negli Stati Uniti non puoi camuffarti molto ma hai ampia scelta in base alle tue capacità e voglia di fare!!!

Monday, September 10, 2007

Notte bianca dei ricercatori!!!

Anche quest'anno organizzo la Notte bianca dei Ricercatori 2007 in associazione con la Commissione Europea. Programma, bando e comunicato stampa di seguito! Venite numerosi!!!! 28 settembre 2007 La notte bianca dei ricercatori: UNA VITA PER LA RICERCA, UNA RICERCA PER LA VITA Organizzatori: Università Statale di Milano e Fast Coordinatori: Caterina La Porta, Angela Pulvirenti Sede: Centro congressi Fast Piazzale R. Morandi 2, Milano Programma Ore 16.00 LABORATORI INTERATTIVI Partecipazione ad attività di laboratorio per fasce di età (6-10 anni, 11-13 anni, 14-18 anni) (è necessaria l’iscrizione entro il 26 settembre alla seguente mail: staminali@unimi.it) DISCUTIAMONE INSIEME o Le donne e la ricerca, coordina Elisabetta Dejana o Dalla ricerca di base alla sperimentazione clinica, seminario divulgativo a cura di Giulio Cossu CAFFE’ SCIENTIFICO Un’ università che invecchia, coordinano Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi ESPERIMENTI VIRTUALI DI LABORATORIO La ricerca al computer (è necessaria l’iscrizione al banco registrazione) VEDERE LA SCIENZA Proiezioni di filmati documentari: o L’enigma del sonno o Il ciclo della vita Ore 19.30 PREMIAZIONE DEI MIGLIORI DISEGNI (bando di partecipazione allegato e sul sito http://caterinalaporta.googlepages.com/home e www.fast.mi.it) con la partecipazione dell’Assessore alla Salute del Comune di Milano, dott.ssa Carla De Albertis, e del ProRettore alla Ricerca dell’Università di Milano, prof. Gianpiero Sironi Ore 20.00 DIVERTIAMOCI:I RICERCATORI DIVENTANO ATTORI Carmelo Asero, cabarettista e laureato in giurisprudenza, mette in scena uno spettacolo divertente sulla vita dei ricercatori Ore 22.00 Conclusioni e saluto degli organizzatori Nel corso delle attività viene offerto un rinfresco accompagnato da musica dal vivo Oltre al Comune di Milano – Assessorato alla Salute, si ringraziano per la sponsorizzazione: Informazioni generali Sede Fast, P.le R. Morandi 2 20121 Milano www.fast.mi.it (da P.zza Cavour in fondo a via del Vecchio Politecnico) Mezzi pubblici La Fast e l’Università di Milano promuovono la mobilità intelligente, perciò raccomandano l’uso dei mezzi pubblici di trasporto: • MM1 rossa fermata Palestro • MM3 gialla fermata Turati o Montenapoleone • Tram 1 e 2 fermata Cavour • Bus 94 e 61 fermata Cavour Modalità di partecipazione La partecipazione è gratuita. E’ richiesta la preiscrizione solo per i laboratori interattivi. Segreteria organizzativa Per informazioni rivolgersi a: Manuela Bergami Segreteria Fast tel. 02 77790.308, fax 02 782485 e-mail: manuela.bergami@fast.mi.it.

Le staminali si, le staminali no

Arrivano anche qui le discussioni oltre alpi sul problema staminali. Arrivano e si dipanano con una visione tipica italiana: il veto della chiesa da una parte e dall’altra chi dice che potrebbe essere utile. Il problema grosso è che nessuno, e con nessuno intendo i mezzi di comunicazione, si è preoccupato di istruire adeguatamente l’opinione pubblica su questo problema e cioè di spiegare i termini della questione prima ancora di dire io la penso così e così è giusto. Per essere corretta qualcuno in qualche dichiarazione che ho letto sui giornali ha scritto perché la pensava così ma secondo me non è stato sufficiente perché i giornalisti avevano già bollato l’intervento con nome cognome e quindi con parte politica rappresentata. Vorrei sapere come fa la gente a capire chi si occupa di scienza se non spieghiamo quali sono i termini. Come possiamo pensare di discutere con la Chiesa che per definizione è dogmatica e ha una posizione fissa e inamovibile se non spieghiamo cosa sta succedendo, che alternative ci sono che cosa serve tutto questo. E questo non si può fare con il Corriere Salute che trovo molto spesso grossolano e pressappochista ma come succede all’esterno in altri giornali con pagine chiare e didattiche. Prima ancora di entrare nel merito la gente ha diritto e dovere di capire, per poi decidere liberamente e con conoscenza, da che parte stare. Idem per gli addetti del settore. Mi sembra che spesso gli interventi siano un po’ troppo entusiasti e di propaganda con poca autocritica. Siamo in un campo nuovo della scienza poco si sa, quasi nulla del futuro. La sperimentazione serve a questo ma è anche importante discutere le diverse strade che possono essere intraprese in modo serio e senza dogmatismi. In futuro mi piacerebbe organizzare una giornata dedicata a farci spiegare i diversi aspetti in modo scientifico ma divulgativo, che ne pensate può servire?