Friday, January 11, 2008

RIFLESSIONI SULLA 194

Passate le feste di Natale e capodanno si è andato man mano aprendo il dibattito sulla 194 che probabilmente sarà il dibattito dei prossimi mesi se non della campagna elettorale prossima o prossimissima! Leggendo i vari articoli usciti sul giornale mi sono venute in mente diverse riflessioni. Io credo che indipendentemente dalla fede che ciacsuono di noi può avere in Dio, Allah, Budda o in nulla ciscuno di noi sa bene che la vita ha un significato così profondo che non può essere stroncata a cuor leggero e che l’aborto non può essere una strategia terapeutica. Il punto è però diverso. In Italia (e bisogna pensare a livello locale perché la realtà è sicuramente diversa negli USA, in Africa o in altri paesi) le donne fanno figli tardi in una fascia di età in cui la fertilità è ridotta e il rischio di incappare in problemi genetici nel corso dello sviluppo maggiore. La scienza ha fatto progressi, la biologia e la genetica possono aiutarci a capire se dobbiamo aspettarci un figlio malato o sano. Io credo che da una parte il medico debba serenamente informare la coppia del destino che li aspetta e che l’obiezione di coscienza non debba prevalere sul libero arbitrio della coppia che ha deciso di metere al mondo il bambino e che quindi in ultima analisi la coppia abbia il diritto di avere l’ultima parola. Il bambino non è solo fatto di cellule che vivono ma avrà bisogno del sostegno della famiglia che lo circonda e tanto più se malato. Non possiamo arrogarci della presunzione che tutti siano in grado di sobbarcarsi questo peso a forza. La 194 non vuol dire aborto permissivo ma regolamentazione. I politici come il papa passano la loro vita all’interno del palazzo e perdono il contatto con la realtà come ha scritto Kapuscinski mirabilmente in un libro dove parlava dello scià in Iran prima della rivoluzione islamica. Le parrocchie tengono il polso della situazione, i consiglieri di zona pure il papa e i politici no. Alla lunga questa distanza dalla realtà porta a non conoscere il proprio paese o i propri fedeli. Sempre come dice Kapuscinski l’unica soluzione è quella di condividere il palazzo come luogo di transito come se fosse un tram: alla fermata vi saliamo sopra per un certo tempo e poi scendiamo. Anche per la 194 ho letto fiumi di parole assolutiste quando invece la realtà è stata riassunta molto bene dal Ministro Livia Turco: è una legge che regolamenta bene e che ha dato buoni risultati e conforme al pensiero e alle richieste della gente. Infatti i sondaggi che ho letto sul Corriere della Sera davano un’ampia maggioranza dei partecipanti favorevoli al mentenimento dell a legge. Consiglierei ai politici di riflettere su quale sia la fermata giusta a cui scendere altrimenti si rischia di andare troppo lonta no. Per chi vive nel palazzo la cosa più difficile è immaginare una vita diversa dal palazzo stesso (sempre da Kapuscinski).

0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home